A volte tornano. Come in una vecchia campagna pubblicitaria di Cinzano, il claim “Per molti, ma non per tutti” può tornar utile per posizionare nell’immaginario il fenomeno e-commerce. Quando si parla di tendenze ed opportunità, vien semplice pensare che “cavalcare l’onda” debba essere l’imperativo per chiunque non voglia restar fermo. Non è così. Il commercio online richiede ridefinizione dell’organizzazione interna, investimenti in servizi al cliente e riflessioni sul piano di marketing.
La prima domanda è: ne vale la pena? I numeri per accontentare molti ci sono. E se i 15.4 milioni di acquirenti italiani online (NetComm, febbraio 2014) sono già una buona risposta, quel 18% in più che quest’anno si definisce “acquirente online abituale” fa sperare che la crescita possa davvero compiacere quasi tutti. Cosmetici, assicurazioni e apps sono i settori che più possono trarne vantaggio. Ma se le condizioni di vendita sono chiare e la consegna del prodotto efficiente (tra i fattori più incisivi, secondo NetComm), svariati mercati possono conquistare l’attenzione dei web shopper con un’esperienza d’acquisto all’altezza delle aspettative.
E se si svelasse solo una moda? Le premesse perché non sia passeggera ci sono tutte. Ogni momento, ogni luogo è già diventato una buona occasione per fare acquisti. Social e mobile commerce sono nuove parole da inserire nel vocabolario del retailer moderno che deve rendere il proprio store accessibile ad ogni tipologia di utenza. Alla studentessa che invidia l’ultimo acquisto postato dall’amica su Instagram, ma anche alla mamma che – sul tragitto tra la scuola e la lezione di calcio – ordina dall’iPhone un take away che risolverà la cena. L’ecommerce asseconda finalmente vecchie abitudini che, si dice, siano dure a morire.
Siamo tutti così? No, certo. Ma anche chi preferisce il negozio tradizionale, prima si informa sul web. Succede all’87% degli italiani (Digitals LBI, marzo 2014) e questo comportamento ha già un nome: showrooming. Le informazioni che trova online possono convincerlo o fargli cambiare idea. E mentre naviga da un sito all’altro ci lascia un racconto di sé. Dove risiede, cosa usa per le sue ricerche, in che momenti ama fare acquisti, quale prodotto gli è piaciuto di più, cosa l’ha convinto ad andarsene. Si chiamano “Big Data” e oggi, grazie all’e-commerce, raccoglierli ed analizzarli per affinare le proprie strategie di marketing è più semplice. In questo senso sì, l’e-commerce che è già realtà per molti, può diventare un obiettivo per tutti.