In un precedente
post si invitava il lettore a riflettere su che mondo sarebbe senza le app (con buona pace della Nutella!). Un invito valido ancora oggi. Dal mercato nessun contrordine: a settembre 17 milioni e mezzo di italiani, in media ogni giorno, hanno navigato da device mobili (fonte: Audiweb).
La domanda cresce dunque, e l’offerta? Altrettanto. La SWOT Analysis ci ha insegnato che accanto ad ogni opportunità, c’è sempre una minaccia. E come ogni mercato che si rispetti anche quello del mobile è oggi affollato. Per arrivare al traguardo (lo smartphone o il tablet del target), allora è bene stare fermi un giro e ripartire dal via. Dalla domande più semplici. Qual è l’obiettivo? Chi è il target? Di cosa ha bisogno? Cosa posso offrirgli? Ogni strategia di mobile marketing dovrebbe nascere da qui. Dalle fondamenta del marketing: social, mobile o tradizionale che sia. Il mobile è UN canale, non IL canale e potrebbe essere che la comunicazione più efficace non passi da qui.
Per scoprirlo è bene analizzare quella che Gianluca Diegoli chiama la “Zona di Relazione”: quello spazio che si crea se le potenzialità della tecnologia, il comportamento mobile del target e gli obiettivi di business si incontrano. Se queste tre aree si sovrappongono solo in parte, il piano non funziona. Un’app che assolve ad un bisogno dell’utente, ma non genera risultati utili al marketing, ha vita breve. Un’app con un modello di business vincente, ma che l’utente non percepisce come utile, non dovrebbe nascere nemmeno. Ragionare sulla peggiore delle ipotesi aiuta a riflettere su quale sia la migliore. Per ogni app che si scarica, c’è né un’altra che finisce nel cestino e affrontare questo scenario richiede conoscenza delle dinamiche ed un piano d’azione ragionato.
Ce la si può fare? WhatsApp, Messenger, Facebook, Blossom Blast, Youtube, Instagram, Spotify, Shazam, Snapchat, Google Maps (ai primi posti nella classifica generale di iTunes) dimostrano di sì. (S.S.)
